Storie per l’anima: Il tesoro nascosto (di Don Francesco Cristofaro)

STORIE PER L’ANIMA

(scritte da don Francesco Cristofaro)

Il tesoro nascosto

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». (Mt 13,44-46).

Il racconto.

Don Andrea stava facendo il solito giro tra le campagne della sua comunità. Per strada incontra Antonio che conduce al pascolo il suo gregge.  «Buongiorno Reverendo». «Buongiorno Antonio». Il prete si ferma volentieri a scambiare due chiacchiere con quel suo parrocchiano, un po’ lontano dalla vita comunitaria e che aveva modo di incontrare solo in questi momenti durante la visita agli ammalati.

«Come va Antonio? Cosa mi racconti di bello?» chiese il sacerdote al pastore. «Va male, don Andrea! Va molto male. Questa crisi ci sta distruggendo tutti. Queste stagioni impazzite, rovinano i campi e i raccolti vanno perduti. Siamo tutti piegati a terra. Non so come pagare le tasse, i fornitori, il mutuo. Le banche ci rifiutano ogni dilazione e ogni ulteriore prestito. Don Andrea, ci vorrebbe un tesoro per pagare tutto ». Il sacerdote lo guarda molto dispiaciuto e in silenzio. Deve dirgli qualcosa. Quell’uomo è veramente disperato.

«Antonio, le tue parole mi commuovono. Voglio aiutarti. Io so dove si trova un grande tesoro nascosto. Lo condivido volentieri con te. Vai in Chiesa nel primo pomeriggio; a quell’ora non c’è mai nessuno. Il tesoro si trova sull’altare lì dove c’è la porticina che conserva le ostie consacrate». «Padre – dice Antonio – lei mi sta prendendo in giro». «No Antonio – ribatte il parroco – non lo farei mai. Fidati di me. Vai e troverai quanto ti ho detto. Ora, però caro Antonio, ti devo salutare. Ho ancora alcune visite da fare».

Intorno alle 14:30 Antonio sale in paese in sella alla sua bicicletta e si dirige verso la Chiesa. Entra in Chiesa, si toglie il cappello, un segno di croce disordinato. Si guarda intorno per vedere se ce qualcuno e passo dopo passo si porta verso l’altare. Ricorda le parole del parroco. « Il tesoro si trova sull’altare, lì dove c’è la porticina che conserva le ostie consacrate». Arriva sull’altare e comincia a guardare, a toccare. Tocca il marmo dell’altare per vedere se c’è qualcosa che si apre, alza i due candelabri. Si china a terra, solleva il tappeto. Nulla. Non c’è nulla. “perché don Andrea mi ha preso in giro?” pensa tra se il povero pastore e triste ripercorre la navata della Chiesa per raggiungere la porta e andare via, deluso e amareggiato. Arrivato alla porta, Antonio si gira per fare un segno di croce prima di uscire. Il suo sguardo si posa su quella porticina che contiene le ostie consacrate. Pensa tra se: “ma non mi aveva detto il parroco che il tesoro si trova lì dove c’è la porticina che conserva le ostie”. Con passo più spedito, ripercorre la navata della Chiesa fino all’altare, fino a quella porticina. La tocca, fa un piccolo tocco come per bussare. La osserva in silenzio.

Nel suo cuore avverte una voce: «Cosa vuoi?». Antonio indietreggia per la paura. Cade a terra in ginocchio. Le lacrime bagnano il suo viso. Non aveva mai pianto se non poche volte in tutta la sua vita, al funerale della mamma e alla nascita dei suoi 4 figli. Quella voce gli risuonava nelle orecchie come un invito a lasciarsi andare, a parlare liberamente dinanzi a quella porticina. E cosi ha inizio la sua preghiera.

«Signore, non sono il più fedele sei tuoi figli; lo so, non vengo mai a trovarti e ti chiedo scusa per questo. La vita di un pastore è molto difficile, ma Tu questo lo sai già. Gesù, Tu sai tutto, conosci la mia famiglia, i miei figli, mia moglie, i nostri sacrifici e anche tutti i problemi che ci affliggono. Non so più come fare! Non è bello guardare i propri figli e sapere che non puoi dargli ciò che ti chiedono. Non è bello essere guardati con occhi di disprezzo e di pietà. Non è bello sentirsi dire: “se non paga siamo costretti a pignorare”… e noi che faremo? Dove andremo? Anche se non merito nulla Signore mio, Tu mi puoi aiutare? … Ti prego…».

Antonio guarda quella porticina del tabernacolo cercando una risposta. C’è grande silenzio nella Chiesa. Il povero pastore si alza da terra, tra le mani stringe il suo cappello e con il cuore più leggero lascia la Chiesa. Si dirige verso la sua bicicletta. Incontra un uomo, uno di quelli che non avrebbe mai voluto incontrare. Il pastore è in debito con lui di una grossa somma di denaro e pochi giorni prima si era presentato a casa sua con tono violento per chiedergli indietro i soldi. “Questa proprio non ci voleva” pensa tra sé il povero Antonio, ma non fa in tempo a finire il discorso che l’uomo burbero lo saluta ma in un modo diverso: «compare, che fate a quest’ora in paese?…», «sono venuto a sbrigare una commissione ma stavo già tornando alla fattoria…». «Sentite, compare Antonio, lo so che l’altra sera sono stato un po’ buebero. Siete una brava persona. A me, per il momento quei soldi non mi abbisognano ma, non appena avrete qualcosa da parte, me li darete un po’ per volta, così non ci perdo io ed è più facile anche per voi…».

Il povero pastore non riusciva a credere a ciò che avevano appena sentito le sue orecchie. Il suo volto ritorna sereno e riesce anche ad accennare un sorriso. «Grazie… grazie… grazie – ripeteva in continuazione – avrete tutto ciò che vi devo. Grazie». Si salutano e ognuno continua per la propria strada. Antonio sale sulla sua bicicletta e prima di andare via si gira verso la Chiesa e da lì si intravede quella porticina sull’altare che conserva le ostie consacrate e dice con voce commossa: «Grazie Signore. Ora ho trovato il mio grande Tesoro. Sei Tu. Non ti abbandonerò più».

L’insegnamento

Tante volte cerchiamo le nostre soluzioni in ciò che è umano, in cose o persone che non possono aiutarci e, allora, l’angoscia e la disperazione si fa più grande in noi. Antonio, consigliato dal sacerdote, si mette a cercare ma lui cerca una soluzione umana, un tesoro che prima o poi si sarebbe esaurito e, invece, trova una soluzione divina, un tesoro nascosto ed inesauribile. Ha parlato con il cuore al Signore nascosto dietro quella porticina ed Egli gli ha risposto inondando il suo cuore di pace santa e muovendo il cuore del nemico a compassione. Spesso l’uomo pensa che dedicare del tempo a Gesù, alla preghiera, al bene spirituale della sua anima, allo spirito, sia un tempo inutile, un tempo perso. È il Signore la nostra unica e vera benedizione. Se Lui benedice, ciò che facciamo è benedetto. Dobbiamo confessarlo: spesso siamo egoisti ed egocentrici. Facciamo ruotare tutto attorno a noi. Ogni nostra giornata deve iniziare con il Signore e con Lui deve terminare.

La storia di Antonio, ma ancor prima il racconto della parabola del tesoro nascosto ci richiama alla nostra grande responsabilità di cristiani. Il cristiano non è colui che riceve ma colui che dona, che si adopera a seminare la gioia del vangelo nei cuori. Il cristiano è colui che indica Cristo ai suoi fratelli. Quanti cuori affranti e smarriti incontriamo durante le nostre giornate? Diciamo loro una parolina di speranza, di vangelo? Condividiamo con loro la perla preziosa che noi abbiamo trovato? Indichiamo la strada per trovare il tesoro nascosto? Siamo diventati cristiani muti e di questo neanche ce ne accorgiamo. È un grave peccato di omissione. Gesù ha messo la salvezza dei nostri fratelli nelle mani di ciascuno di noi e cosa stiamo facendo?

 

Preghiera

Signore dove sei?

Ti cerco ma non ti trovo. Ti chiamo ma non odo risposta.

Dove sei?

Ti cerco ancora nel silenzio di una chiesa con lo sguardo fisso al tabernacolo santo.

Sono qui Signore, rispondimi.

Ti cerco ancora.

“Cosa vuoi?”.

Voglio Te. Voglio solo Te Signore.

Ti ho trovato e non ti lascerò mai più.

 

Don Francesco Cristofaro

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Alessandro: A Medjugorie la Madonna mi ha fatto il regalo per il mio compleanno.

Oggi nella stanza degli amici do il benvenuto ad Alessandro e Nadia. Che coppia meravigliosa. Ve li voglio far proprio conoscere. Partiamo però da Alessandro.

«Mi chiamo Alessandro, abito in un  piccolo paesino del sud Italia nel caldo ed assolato  Salento». È una bella storia quella che state per leggere, una di quelle storie che ha il sapore dei Miracoli. Ho conosciuto Alessandro su instagram qualche tempo fa. Qualche saluto, qualche messaggio ma mai abbiamo approfondito la sua storia. Ero sicuro si trattasse di un ragazzo credente. Un giovane se non  ha la fede non sta lì a seguire un prete e a mettere i like ai suoi post. In questo periodo di Covid-19 mi trovo ogni giorno a fare dirette instagram per condividere momenti di quotidianità con chi mi segue, offrendo loro delle testimonianze. Decido di interpellare Alessandro e invitarlo ad una diretta. Lui accetta ma vuole prima raccontarmi la sua storia. Mentre mi racconta la sua storia, mi arriva sul cellulare un messaggino del Direttore di Miracoli che mi chiede se potevo preparargli un pezzo. Avevo tra le mani la storia giusta.

«Parlare della propria storia spirituale è sempre molto difficile – dice Alessandro –  ma spronato dal mio Caro amico e Sacerdote don Francesco  Cristofaro mi accingo a raccontare le numerose Dio incidenze ( le chiamo cosi le coincidenze Divine ) che mi hanno condotto a Maria».

Intanto, grazie caro Alex, così ti chiamo io, per annoverarmi tra i tuoi amici, lo sei anche tu per me. Anche io sono convinto come te che, spesso,  Dio scrive dritto anche sulle righe più storte , e la tua esistenza, sin da fanciullo è stata segnata da eventi spiacevoli ed inclini a trascinare l’essere umano su strade sbagliate e magari senza ritorno. Oggi noi non vogliamo descrivere le cose brutte della tua vita , ma vogliamo focalizzarci, invece, sulla bellezza della perfezione di Dio  nel fare grandissime cose nel modo più’ discreto e perfetto che possa esistere. Allora Alex lascio a te la penna per scrivere la tua storia. «Diciamo che il male esiste. Non è un concetto filosofico ma ci sono realtà ed intelligenze reali pronte a distruggere  e a dividere e  come esiste il male fisico , esiste il male spirituale  a cui purtroppo  molte persone ricorrono a danno di altre; Ma questo danno scagliatomi contro sin dalla più’ tenera età non ha prevalso sulla mia esistenza, anzi  forse è stata una grazia per avere più conoscenza e fede.

Il mio primo contatto con Medjugorie avvenne durante gli anni del militare – parlo degli anni 90. Ero stato assegnato a svolgere servizio presso l’ufficio postale in aeronautica militare , ero un aviere, conoscevo il cappellano militare , parroco molto scherzoso e di grande fede, il quale regolarmente ogni mattina passava dall’ufficio per un saluto e per ritirare la posta, per l’appunto era abbonato ad una rivista  dal nome all’epoca impronunciabile ” Medjugorie “. Questo giornalino mensilmente  arrivava, veniva ritirato dal cappellano militare e con mia sorpresa dopo qualche giorno riconsegnatomi dallo stesso cappellano che riportandomelo  mi incitava senza grandi paroloni a leggerlo. Ricordo ancora la sua espressione un po bruta  in dialetto Leccese  ”   Naa liggi ”  letteralmente tradotto ” Tieni  e leggi” , quindi passibile di un eventuale interrogazione da parte del mio pittoresco cappellano militare, iniziai a dare un occhiata a questo libricino. Tra le varie foto, una di un sperduta chiesa con due alti campanili  situata in mezzo alle vigne. C’erano riportate le varie storie di 6 veggenti e alcuni messaggi del 25 di ogni mese che la Madonna dettava durante le apparizioni. Leggendo quei messaggi sentivo uno strano ardore nel cuore , tanto che mi appassionai, ed ogni mese non vedevo l’ora che arrivasse questa umile rivista per  cibare lo spirito di cosi’ intense parole.   Medjugorie non sapevo nemmeno dove fosse  e  terminando  il mio anno di militare  tutto fu’ riportato nel dimenticatoio , ma nel cuore quei messaggi vivevano, erano una fiammella nascosta che albergava nel mio spirito in maniera molto silenziosa.

Il secondo contatto se cosi’ si può definire con il nome Medjugorie avvenne qualche anno più’ tardi  ed in modo  molto brutale , per l’appunto scoppio’ la guerra nell’ex Iugoslavia e con rammarico scoprì  che quel paesino dal nome impronunciabile  era proprio situato in quei luoghi devastati dai bombardamenti. Impulsivamente iniziai  a rovistare  nello scatolone dei ricordi della leva , dove mi pareva di aver conservato una copia di quella famosa rivista reperita durante il servizio  militare , la trovai, scrissi subito una lettera in redazione che si trovava a Torino e dopo qualche tempo iniziai a riceverla a casa. Medjugorie a quei tempi non era conosciuta come ora , e nel tempo, cresceva in me il desiderio di poterci andare un giorno ma non fu’ mai possibile . Trascorsero molti anni  e circa 5 anni fa il mio Padre spirituale mi disse improvvisamente : ” Alessandro  tu verrai a Medjugorie con me ” . Potete  immaginare la mia espressione. Una brutta voce interiore mi sussurrava ” Tu  non hai nulla a che fare con quei luoghi; non ci andrai”. Entrai in chiesa e nello sconforto  più totale guardai verso   l’altare dove campeggiava  una bella l’immagine di Maria. Nel cuore avvertì una altra  voce ma dolcissima , volendo spiegare a parole una tale soavità, dolcezza e sicurezza che traspirava da tali parole è impossibile , riporto solo quello che senti’ nel cuore, ma quelle parole risuonavano come una primavera in tutto il mio essere “Alessandro ad agosto tu sarai con me’ sulla collina delle apparizioni”.   Devo premettere che non c’era nulla di programmato ne’ date ne’ nulla di organizzato per andare nella terra di Maria, ma mi affidavo alle parole del mio  Padre spirituale Don Massimo  e tantissimo alle parole soavissime che per me erano di Maria.

Mi ritrovai ad agosto  sul pullman diretto a Medjugorie , ero incredulo , ripensavo ai tempi del militare, ero proprio diretto li, non ci credevo ma era tutto splendidamente reale.  Non avevo aspettative di poter vedere nulla. Volevo solo stare li e vedere quei luoghi cosi’ tanto desiderati e magari incrociare  un veggente, chi lo sa…  Arrivai a Medjugorie, un viaggio faticoso ma ricco di emozioni e come scorsi la sagoma della chiesa di  San Giacomo con quei due campanili,  l’emozione fu’ incredibile ma ero li’ finalmente.  Il  luogo era bello. Io amo la natura, i boschi, la pace  e posso dire che il paesaggio,  i luoghi erano come  li avevo sempre immaginati, ma Maria? Non sentivo nulla.

Due giorni trascorsero in quella terra di pace , ma appunto Maria’ ?  Niente. Mi son detto “devo avere fede, cosi’ vuole Dio e così  sarà”. Ricordo che alle dodici c’era la messa nel capannone giallo adiacente alla chiesa principale. Ci andai. C’era un dipinto grandissimo  che raffigurava  Maria a braccia aperte su una nuvola che sovrasta la chiesa di San Giacomo. Lo guardai e lo fissai , ed ad un tratto sentì una presenza viva, reale. Era la stessa presenza percepita in quelle dolci parole  mesi prima. Sentì dei passi veloci come di una donna che ti passa accanto, ti sfiora. Sentivo un velo che mi lambiva il volto come una carezza. Questo velo  lo sentì attraversare il cuore ma rimase come impigliato , ma questa presenza viva, soave continuava  a camminare ed ad un tratto sentì uno strattone , un botto  come se qualcosa si aprisse, un forte TAC. Sentì il cuore aprirsi, era Maria, era mia mamma. Ero tornato a casa.  Caddi  sulle ginocchia mi pare, perché  il turbinio sconvolgente di tale  presenza cosi intensa nel cuore mi annientava,  nel senso piu’ soave  e dolce che si possa immaginare.  Lacrime, tante lacrime , non piangevo da anni. Avevo il cuore di pietra, ora era un lago di lacrime e  di gioia. Nostra Madre Maria  li a Medjugorie l’ho sentita come la donna dai passi veloci, che  si affretta a soccorrere i suoi figli, proprio come dopo l’annunciazione che veloce si mette in cammino verso la regione montuosa per far visita alla cugina Elisabetta bisognosa di aiuto.

Il giorno dopo era il mio compleanno,   in programma era  prevista   la salita sulla collina delle apparizioni. Quella mattina appena raggiunto i piedi del Podbrdo, con mia grande sorpresa mi accorsi che stava li in procinto di iniziare il rosario il veggente  Ivan , scalai la collina accanto a lui , i misteri si susseguivano, raggiunti la statua della Madonnina posta sulla sommità della collina mi inginocchiai  e mi ricordai di quelle parole. ” Ad agosto sarai con me sulla collina delle apparizioni “. Che grande regalo di compleanno mi ha fatto Maria.