Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino

Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino (Video)

 

Marco 10,17-22

17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Domenica 10 ottobre Papa Francesco ha dato avvio all’apertura del Sinodo della Chiesa: Camminare insieme è il monito e l’esortazione per questo percorso. Facendo eco alle domande dell’uomo ricco che chiede a Gesù cosa fare per ereditare la vita eterna, riprende il papa l’atteggiamento di Gesù racchiudendolo in tre verbi che sono tre atteggiamenti sinodali: « Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi» (Papa Francesco, Omelia).

E allora, leggiamone insieme al Papa le interpretazioni di questi tre verbi.

Incontrare. Il Vangelo si apre narrando un incontro. Un uomo va incontro a Gesù, si inginocchia davanti a Lui, ponendogli una domanda decisiva: «Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?» (v. 17). «Una domanda così importante – sottolinea il Pontefice –  esige attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla sua inquietudine. Il Signore, infatti, non è distaccato, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui. È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita». (Omelia).

Quanto questo stesso atteggiamento di Gesù è anche il nostro? Quante domande e riflessioni potrebbero nascere soffermandoci a lungo su questo primo verbo? Abbiamo un po’ tutti bisogno di un trapianto di occhi e di cuore. Se ci lascia indifferenti una catastrofe, può forse commuoverci un fratello che ha bisogno di attenzione e ascolto? Se nelle nostre comunità abbiamo paura che l’altro ci rubi il primo posto perché noi ci reputiamo i migliori in tutto, come possiamo pensare che il fratello “pubblicano” che rimane timido all’ingresso del tempio possa avvicinarsi a noi? Non ci riteniamo troppo perfetti forse? Se abbiamo timore di ascoltare i nostri fedeli laici come potremo sperare di essere una chiesa sinodale? “Qui di fa come dico io” è espressione tipica di padre-padrone. Quando questa si sente da un pulpito, in una predica è un vero atteggiamento antisinodale, un fallimento. Le anime scappano perché non si incontrano con una chiesa che ascolta. Siamo più  “monsieur l’abbé che padre” dice Papa Francesco, quel padre che si ferma, dedica attenzione e tempo.

Ascoltare: significa dare tempo all’altro. Non avere fretta di rispondere, di dire ciò che sappiamo o abbiamo imparato. Dare tempo, dare spazio, fare silenzio. Questa capacità di ascolto, però è frutto di un altro ascolto, quello della Parola di Dio che deve riempiere il nostro cuore. Se sai stare alla presenza di Dio saprai stare anche alla presenza dei fratelli. Se riesci ad ascoltare il Signore che ti parla, sarai in grado di ascoltare i fratelli che bussano al tuo cuore. Mi pare che a volte ci sia l’atteggiamento di chi spegne la voce dello spirito piuttosto che darne ascolto. A tal proposito ha ribadito il Pontefice: «Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale». Ancora, afferma il Papa: «Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi». (Omelia).

Discernere: il discernimento può avvenire solo in seguito dei due primi atteggiamenti. Solo dopo l’incontro e l’ascolto puoi aiutare l’altro a comprendere e fare la scelta giusta. L’uomo che Gesù ha dinanzi a se è buono ma lui lo vuole condurre per vie più alte.

Ecco, allora, sapremo fare sinodo se saremo in grado di accogliere, ascoltare e aiutare a fare scelte alte, luminose, belle. Non si tratta di fare cose. Di quelle ne organizziamo tante e siamo impeccabili nei particolari. Si tratta di riscoprire l’amore, l’amore a Dio e ai fratelli, quell’amore capace di mettersi accanto all’altro e camminare insieme.