Esame di Coscienza. Piccoli consigli spirituali.
(In fondo all’articolo trovi tutte le domande per fare un buon esame di coscienza prima della confessione)
Spesso l’uomo vive prigioniero della sua stessa storia, delle ferite che porta dentro per una vita segnata dal dolore, da una esperienza di fallimento, di peccato. Si sperimenta solitudine e abbandono. Non si vive ma si sopravvive. Siamo diventati ammalati di solitudine.
Gesù tutto questo lo sa molto bene. Sono sue le parole: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9, 9-13) ed è per questo che dice ancora: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 25,28-30).
Allora cosa serve a queste persone?
- Un incontro;
- Un ritorno;
- Un cammino;
incontro. Mi colpivano le parole di Giovanni Paolo I quando parlando di Gesù e della sua misericordia diceva di lui: “Sono un medico: devo andare in cerca di chi? Dei sani? No dei malati. È il mio mestiere, la mia professione. Non ho altri mestieri, io».
Gesù è sempre alla ricerca delle sue anime. Lui si è definito la “Via” proprio perché vuole indicarci la strada da seguire. Si è definito la “Vita” perché vuole darci la sua vita.
Allora, vuoi incontrare veramente Gesù? Vuoi davvero mettere la tua vita nelle sue mani? Vuoi davvero che Lui ti guarisca?
Incomincia a fare silenzio intorno a te. Spegni tutti i rumori che ti circondano. Chiuditi nel silenzio della tua casa o se puoi entra in Chiesa e mettiti in un angolo e incomincia a raccontare a Gesù ogni cosa, tutto. Parlagli liberamente, con il cuore. Lui non è lì per giudicarti ma per ascoltarti. Però mentre parli con lui non prendere in mano il telefonino per controllare chi ti ha scritto o per scattare una foto di quel momento come spesso si fa quando si è in compagnia di altri. Non lasciarti distrarre. Sei tu e Gesù. Se farai questo esercizio avvertirai subito la pace e lo incontrerai e sono sicuro che domani lo vorrai incontrare ancora e poi ancora perché in questo momento avevi proprio bisogno di questo, di essere ascoltato, di raccontare, di alleggerire un peso, di condividere.
Ritorno. Quando Gesù incontra una persona ti assicuro non la lascia mai come l’ha trovata. Mette sempre nel suo cuore un seme nuovo. Leggi le pagine degli incontri nel vangelo: Maddalena, Zaccheo, Matteo il pubblicano, il Cieco, lo Storpio etc.
Dopo che Gesù ti ha fatto gustare la sua pace ti fa un invito: “Vieni dietro a me”, “Seguimi”. Con Gesù non subito si vede la luce ma ti devi fidare come un cieco si fida del suo bastone o della sua guida. Ed ecco, allora che c’è un cammino da fare.
A volte, il cammino con Gesù è “strano”. Va oltre ogni logica umana. Il mondo raccomanda l’arroganza, la prepotenza, l’inganno e Lui invece ci esorta alla bontà, all’umiltà, alla giustizia. Io vi testimonio: “Camminare con Gesù è meraviglioso. Non si perde mai”. Lui non ci chiede cose impossibili ma piccole cose che tutti possiamo fare. Provarci non costa nulla ma si guadagno tanto.
Toccati dalla Misericordia. Un buon esame di coscienza
Ci hanno sempre insegnato al catechismo che per fare una buona confessione, bisogna fare prima un buon esame di coscienza. Giusto. Ma prima di fare un esame bisogna sapere che cos’è la coscienza e quanti tipi di coscienza esistono.
Una breve premessa: Il progresso umano ha raggiunto, oggi, proporzioni colossali; si può dire altrettanto del progresso morale? Si sono inventati nuovi mezzi d’indagine, nuovi e spaventosi mezzi di distruzione; ma non si è trovato nessun nuovo espediente per indagare e veder meglio nell’anima umana, e distruggerne le tendenze depravate. Anzi, siamo tornati indietro, poichè si è sistematicamente distrutto il lavoro di secoli, e non si è fabbricato pressoché nulla.
S. Agostino ci ha lasciato la breve, ma significativa preghiera: Signore, fa ch’io ti conosca per amarti, e che mi conosca per disprezzarmi: Domine, noverim te ut amem te, noverim me ut despiciam me.
L’esame di coscienza costituisce una delle armi più potenti per il progresso spirituale, consigliata e usata dai Santi. Già S. Paolo ammoniva che “se mettessimo sotto giudizio noi stessi, non saremmo messi sotto giudizio da Dio” .
Dopo di lui i Padri della Chiesa attesero con ogni impegno all’esame di coscienza. S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo e altri ne parlarono.
S. Gregorio dice chiaramente che “il contrassegno degli eletti è di fare l’esame di coscienza, e indizio di riprovazione il non farlo”. S. Bernardo vi dette un forte impulso. S. Caterina da Siena: “Entra nella cella del conoscimento di te”.
S. Ignazio di Loiola si esaminava ogni ora su quanto aveva pensato, detto, operato; segnava le sue mancanze ogni giorno sopra un quadernuccio, che fu trovato sotto il guanciale, dopo la sua morte. Egli diresse i primi discepoli con l’esame di coscienza e l’uso dei sacramenti; insistendo sulla purificazione interiore, in vista dell’unione con Dio, insegnava che la malattia o qualche necessità, possono dispensare perfino dall’orazione, dalla Messa, dall’Ufficio, ma non dagli esami di coscienza.
Con l’impiego di questo mezzo, usato per ventidue anni, S. Francesco di Sales riuscì a correggere il suo carattere collerico, e ad acquistare una meravigliosa dolcezza.
S. Teresa del Bambino Gesù dice che, all’età di quattro anni, dopo esserle morta la madre, tutte le sere chiedeva alla sorella Paolina che la metteva a letto: “Sono stata buona, oggi? Il Signore è contento di me? E gli Angeli, mi voleranno intorno?” Ecco un significativo indizio di esame di coscienza, come già lo presentiva un anima, favorita da specialissime grazie di predilezione.
Coscienza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica la definisce come il sacrario dell’uomo, un luogo inaccessibile e inviolabile. È come una voce che guida le scelte da fare. Infatti, sentiamo dire: “ho agito secondo coscienza”.
Sempre il catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che Alcune norme valgono in ogni caso:
— Non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene.
— La « regola d’oro »: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro » (Mt 7,12).
— La carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza. Parlando « così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza […] voi peccate contro Cristo » (1 Cor 8,12). « È bene non […] [fare] cosa per la quale il tuo fratello possa scandaliz zarsi » (Rm 14,21).
Anche la coscienza va educata, formata alla luce del Vangelo. Più la persona è nel Vangelo e più le scelte saranno evangelicamente corrette ed è per questo che possiamo elencare diversi tipi di coscienza.
Coscienza erronea. Quando sorge un dubbio su una determinata cosa però si agisce senza cercare la verità delle cose o degli eventi.
Coscienza scrupolosa. Chi ha questo tipo di coscienza vive malissimo perché vede il peccato e l’eoore dappertutto.
Coscienza perplessa. Si ha quando ci si sente stretti da due obblighi e non si sa cosa fare? Faccio un esempio: di non giurare il falso e di salvare il reo. Bisogna sempre scegliere il male minore. (qui non si parla di azioni da Tribunale ma di vita ordinaria).
Coscienza lassa. Anche chi ha questo tipo di coscienza è in pericolo perché vive di leggerezza. Niente è peccato.
Coscienza retta. È quella ideale perché illuminata dalla luce del vangelo quindi dona ad ogni cosa il suo giusto nome.
“La nostra natura corrotta dal peccato germoglia di continuo difetti e peccati. Si dice che il male va eliminato alla radice. Infatti, A che pro, tagliare i rami d’un albero che ingombra il terreno, se non se ne estrae la radice? I rami si riprodurranno ben presto, e saranno più vigorosi di quelli tagliati. Si metta la scure alla radice, e i rami, privi di linfa e di nutrimento, seccheranno da sé. Chi distrugge la tela di ragno, la vedrà sempre riprodursi, finché non si decida a sopprimere il ragno. Quando la spina è entrata in un piede, non servono unguenti e pomate, se non si estrae la spina.
Gesù ha detto: “Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono (2). Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (3) “È una battaglia; anzi, una battaglia decisiva per conservare la vita della grazia sulla terra, e aspirare alla gloria eterna nei cieli.
(Sante Messe. Clicca sulla foto)
Come fare allora un buon esame di coscienza?
Ci sono esami di coscienza che puoi fare quotidianamente prendendo un passo del Vangelo, meditarlo e chiederti se lo hai vissuto, c’è l’esame di coscienza a fine giornata e poi c’è l’esame di coscienza che precede la confessione.
L’ESAME Dl PREVEDIMENTO si fa all’alzata, vestendosi, o dopo la preghiera del mattino. È una rapida occhiata interiore alla giornata precedente, per considerarne le mancanze e non ricadervi; e un’occhiata alla giornata attuale, alfin di prevedere le difficoltà e le occasioni di mancare ai propri doveri.
Uno sguardo a ieri, e uno a oggi alla presenza di Dio: ecco l’esame di prevedimento.
1. In quali mancanze considerevoli sono caduto ieri? (Voti – Regole – Doveri di stato – Propositi fatti).
- Che cosa prevedo di speciale per oggi? (Confessione – Comunione – Visite – Rendiconto Occupazioni).
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In quali mancanze sono esposto a cadere oggi? Che cosa propongo per evitarle?
4. Quali punti di esame particolare controllerò oggi?
5. Su quale risoluzione della settimana o del mese, mi fermerò nell’esame generale di oggi?
L’ESAME CENERALE Si fa la sera, dopo l’esame particolare, o durante una visita in cappella. Consiste in un’attenta occhiata alla giornata trascorsa, per indagare come si sono assolti i propri doveri:
- verso Dio: preghiere, orazione, vita interiore;
- verso il prossimo: sottomissione ai superiori, carità coi confratelli, zelo e pazienza con gli alunni;
-
verso noi stessi: regolarità, risoluzioni prese, ricerche personali a scapito del dovere. Con questo esame si emenda la propria vita, si prevengono le sorprese della morte e dei giudizi di Dio. S. Giovanni Crisostomo esorta: Ogni giorno, o cristiano, alla sera, prima di andare a riposo, cita a giudizio la tua coscienza, domandale conto delle opere compiute; e se in quel giorno hai fatto del male, scrutalo, rimproveratelo anche con durezza, e fa di pentirtene.
L’ESAME PARTICOLARE, invece, considera un solo aspetto dell’attività spirituale: attacca un solo difetto per distruggerlo, o concentra gli sforzi nell’acquisto di una virtù per volta.
Questo esame deve la sua origine al fatto che è impossibile combattere contemporaneamente e con successo più difetti. Anche la pedagogia moderna raccomanda la specializzazione degli atti di volontà. L’esame particolare si fa due volte al giorno, cioè in due tempi: circa la metà e alla fine della giornata, prima o dopo l’esame generale.
Fra tutti gli esami di coscienza, quello particolare è l’ESAME per eccellenza, nella tattica spirituale. Chi vuole districare un’arruffata matassa, non prende tutti i fili insieme, ma ne segue pazientemente uno alla volta, e ne viene a capo.
Un uomo impotente a rompere un fascio di verghe, ne rompe facilmente una per volta, dopo averle slegate. Per la sua evidente efficacia, tutti i maestri della vita spirituale raccomandano con insistenza l’esame particolare come uno dei più potenti mezzi di santificazione. “Se non progrediamo come dovremmo nella vita spirituale, la colpa sta nell’uso difettoso dell’esame generale, e, più ancora, di quello particolare”.
Un esame in cinque punti
Nella spiritualità ignaziana, l’Esame Particolare ha un’importanza capitale fra tutti gli esercizi proposti nei giorni di ritiro, perché non si limita a dare uno sguardo superficiale alle vicende grandi e piccole di una mezza giornata, ma scruta le disposizioni intime dell’anima, e i movimenti che lo Spirito Santo, le passioni personali o il demonio, possono aver provocato.
Perciò S. Ignazio prescrive i cinque punti seguenti, per svolgere ordinatamente l’esame di coscienza:
-
Ringraziare Dio dei suoi benefici: il ricordo delle grazie ricevute prepara il cuore al pentimento, e stimola alla generosità. Si considerino varie serie di grazie.
2. Implorare l’assistenza dello Spirito Santo, per conoscere le colpe commesse, poiché l’amor proprio ci tiene nascoste molte nostre miserie.
3. Ricercare lealmente le colpe commesse, tempo per tempo, rispetto al programma stabilito, dall’alzata fino al momento dell’Esame; segnarle esattamente, e paragonarle a quelle degli esami precedenti, per non restare nel campo delle vaghe aspirazioni.
4. Chiedere perdono a Dio, almeno delle colpe deliberate e volontarie esprimendo, con insistenza, vivi sentimenti di contrizione, come si fa nella confessione.
5. Prendere qualche buona risoluzione pratica, prevedendo le occasioni che si presenteranno; e sopratutto chiedere fervorosamente a Dio la grazia di eseguirla.
Di questi punti il più importante è il pentimento, perché dalla sincerità del dolore dipende la forza delle risoluzioni, e, quindi, il progresso reale.
Chi passa tutto il tempo nella ricerca delle mancanze, senza pensare a detestarle, somiglia a chi pensasse solo a contare le ferite riportate, senza curarle
Il pentimento che segue premurosamente una mancanza, capovolge nell’anima la posizione, che da negativa si fa positiva: il NO, strappato alla fragilità umana, diventa un esplicito e consapevole SÍ di cooperazione alla grazia.
FAI ESAME L’ESAME DI COSCIENZA