Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino

Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino (Video)

 

Marco 10,17-22

17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Domenica 10 ottobre Papa Francesco ha dato avvio all’apertura del Sinodo della Chiesa: Camminare insieme è il monito e l’esortazione per questo percorso. Facendo eco alle domande dell’uomo ricco che chiede a Gesù cosa fare per ereditare la vita eterna, riprende il papa l’atteggiamento di Gesù racchiudendolo in tre verbi che sono tre atteggiamenti sinodali: « Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi» (Papa Francesco, Omelia).

E allora, leggiamone insieme al Papa le interpretazioni di questi tre verbi.

Incontrare. Il Vangelo si apre narrando un incontro. Un uomo va incontro a Gesù, si inginocchia davanti a Lui, ponendogli una domanda decisiva: «Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?» (v. 17). «Una domanda così importante – sottolinea il Pontefice –  esige attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla sua inquietudine. Il Signore, infatti, non è distaccato, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui. È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita». (Omelia).

Quanto questo stesso atteggiamento di Gesù è anche il nostro? Quante domande e riflessioni potrebbero nascere soffermandoci a lungo su questo primo verbo? Abbiamo un po’ tutti bisogno di un trapianto di occhi e di cuore. Se ci lascia indifferenti una catastrofe, può forse commuoverci un fratello che ha bisogno di attenzione e ascolto? Se nelle nostre comunità abbiamo paura che l’altro ci rubi il primo posto perché noi ci reputiamo i migliori in tutto, come possiamo pensare che il fratello “pubblicano” che rimane timido all’ingresso del tempio possa avvicinarsi a noi? Non ci riteniamo troppo perfetti forse? Se abbiamo timore di ascoltare i nostri fedeli laici come potremo sperare di essere una chiesa sinodale? “Qui di fa come dico io” è espressione tipica di padre-padrone. Quando questa si sente da un pulpito, in una predica è un vero atteggiamento antisinodale, un fallimento. Le anime scappano perché non si incontrano con una chiesa che ascolta. Siamo più  “monsieur l’abbé che padre” dice Papa Francesco, quel padre che si ferma, dedica attenzione e tempo.

Ascoltare: significa dare tempo all’altro. Non avere fretta di rispondere, di dire ciò che sappiamo o abbiamo imparato. Dare tempo, dare spazio, fare silenzio. Questa capacità di ascolto, però è frutto di un altro ascolto, quello della Parola di Dio che deve riempiere il nostro cuore. Se sai stare alla presenza di Dio saprai stare anche alla presenza dei fratelli. Se riesci ad ascoltare il Signore che ti parla, sarai in grado di ascoltare i fratelli che bussano al tuo cuore. Mi pare che a volte ci sia l’atteggiamento di chi spegne la voce dello spirito piuttosto che darne ascolto. A tal proposito ha ribadito il Pontefice: «Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale». Ancora, afferma il Papa: «Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi». (Omelia).

Discernere: il discernimento può avvenire solo in seguito dei due primi atteggiamenti. Solo dopo l’incontro e l’ascolto puoi aiutare l’altro a comprendere e fare la scelta giusta. L’uomo che Gesù ha dinanzi a se è buono ma lui lo vuole condurre per vie più alte.

Ecco, allora, sapremo fare sinodo se saremo in grado di accogliere, ascoltare e aiutare a fare scelte alte, luminose, belle. Non si tratta di fare cose. Di quelle ne organizziamo tante e siamo impeccabili nei particolari. Si tratta di riscoprire l’amore, l’amore a Dio e ai fratelli, quell’amore capace di mettersi accanto all’altro e camminare insieme.

Catechesi sul Vangelo della Quinta Domenica di Quaresima (Video)

VANGELO

Gv 12, 20-23
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

 

Catechesi sul Vangelo della IV Domenica di Quaresima (Video)

 

Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 

 

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Catechesi sul Vangelo della Prima Domenica di Quaresima – 21 Febbraio 2021

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Mc 1,12-15

Parola del Signore

In ascolto della Sua Voce – Catechesi sul Vangelo della Domenica

Vangelo
  Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
 
 
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore

 

catechesi – in ascolto della Sua Voce – Sul Vangelo della Terza domenica del Tempo Ordinario

 

Catechesi – In ascolto della Sua Voce – Sul Vangelo della Terza Domenica del Tempo Ordinario

INTRODUZIONE E PREGHIERA

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

 

Domenica 24 Gennaio 2021 ricorre la domenica della Parola di Dio. È la Parola di Dio la lampada per il nostro cammino. La Parola deve essere per noi nutrimento quotidiano.

Vi chiedo fin da subito:

  1. Leggo e medito ogni giorno la Parola del Signore?
  2. Il Vangelo orienta la mia vita?
  3. Nelle scelte quotidiane quanto mi faccio orientare, guidare, condizionare dal Vangelo di Gesù?

Queste tre domande teniamole fisse per la nostra meditazione personale.

Se volessimo dare una tematica alla liturgia della Parola di questa III Domenica del Tempo Ordinario, possiamo parlare di CONVERSIONE E CHIAMATA e alla fine possiamo parlare anche di MISSIONE.

 

Leggiamo il Vangelo.

Vangelo

Mc 1, 14-20
Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

COMMENTO

 

Abbiamo detto: conversione e chiamata. Come inizia il Vangelo? Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il tema della conversione è presente in tutte le altre letture

Prima Lettura – Gio 3, 1-5. 10

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

 

Anche il Salmo Responsoriale 24 sottolinea questo desiderio di camminare nelle vie del Signore.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

 

E San Paolo nella Seconda lettura ci esorta a vivere come se in qualsiasi momento dovesse giungere l’incontro con il Signore.

1 Cor 7, 29-31

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Gesù inizia la sua missione invitando alla conversione. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. È compiuto il tempo dell’attesa. È compiuto il tempo delle profezie. È compiuto il tempo delle promesse. È compiuto il tempo degli oracoli di Dio. È compiuta ogni parola dell’Antico Testamento sul Messia che deve venire. Tutto l’Antico testamento è come se si inchinasse dinanzi a Cristo Gesù per testimoniare che il suo tempo è finito. Il Vangelo è la chiave e la porta per entrare nel regno di Dio.

Cosa significa conversione? Cambiare verso, cambiare rotta, cambiare strada.

Secondo tema della liturgia della Terza domenica del Tempo Ordinario è la chiamata. Il Vangelo ci propone la chiamata dei primi quattro discepoli.

16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.

Gesù ha appena iniziato la sua missione. Ha appena invitato alla conversione e alla fede al Vangelo. Qual è la sua prima azione che compie in mezzo a noi? È quella di chiamare coloro che domani dovranno continuare nel mondo la sua stessa missione per tutti i secoli e fino agli estremi confini della terra. Tutto inizia in Galilea lungo il suo mare. Gesù passa e vede due fratelli: Simone e Andrea mentre gettavano le reti in mare. Andrea e Simone erano pescatori. Erano persone navigate nel loro mestiere, esperti, capaci, conoscitori del mare. Erano persone di esperienza. Vivevano di lavoro e per il lavoro. Nel loro campo erano veri maestri.

(Clicca sulla foto per contattare la segreteria parrocchiale per le Sante Messe)

17Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Gesù chiama Simone e Andrea. Li chiama a seguirlo. Lui farà di loro dei pescatori di uomini. Non sono loro che diventeranno pescatori di uomini. È Gesù che li farà diventare. Da questo istante Gesù insegnerà loro come si prendono uomini nella rete del regno. Questo è il segreto. Non siamo noi a fare. È Qualcun Altro che ci fa. Ci plasma, ci modella, ci forma. È un lavoro tutto nuovo, totalmente differente, diverso da quello svolto finora. Loro però dovranno mettere la stessa perizia, il medesimo impegno, lo stesso zelo, la cura e la sollecitudine, l’amore e la solerzia messi nel pescare pesci. Cambia il lavoro, non deve però cambiare il cuore. Cambia il mestiere, non deve però cambiare l’ardore. Simone ed Andrea non sono gente semplice, come sovente si insegna e si dice. Sono persone provate dal duro lavoro della pesca. Loro conoscono la vita e le sue difficoltà. Sanno affrontare rischi e pericoli. Non sono uomini che vivono nell’ozio, sfaticati, girovaghi, frequentatori delle piazze da mattina a sera. Non sono uomini allevati nel vizio e nelle mollezze, nelle fantasticherie e fuori di ogni realtà. Loro conoscono il peso della fatica. Sanno quanto vale una nottata senza dormire. Gesù sceglie uomini temprati dal duro e faticoso lavoro.

18E subito, lasciate le reti, lo seguirono.

Simone e Andrea non se lo lasciano ripetere due volte. Appena il suono delle parole di Gesù è giunto ai loro orecchi, lasciano subito le reti e lo seguono. È questa la potenza della grazia divina: si segue Cristo Gesù, anche se ancora si conosce poco o niente di Lui. Non necessariamente la grazia agisce sempre attraverso l’intelligenza, la razionalità, la conoscenza. Sovente essa agisce invece attraverso il cuore. Gesù attrae e loro si lasciano attrarre. Gesù seduce e loro si lasciano sedurre. Gesù conquista il loro cuore e loro se lo lasciano conquistare. Il mistero della grazia non cade mai sotto la nostra intelligenza e sapienza. Esso va ben oltre la nostra umanità. Possiamo parlare in questo caso di vera attrazione, vera seduzione. Dio seduceva i suoi profeti, Gesù seduce i suoi apostoli. La seduzione deve intendersi nel senso più santo, più casto, più puro. Ecco cosa il profeta Geremia dice di sé stesso per rapporto a Dio: 7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso.

19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Anche loro chiama Gesù ed anche loro lasciano tutto e lo seguono.

Giacomo e Giovanni sono con il padre e i garzoni e lasciano reti, padre e garzoni. Si lascia tutto ciò che si sta facendo e con chi lo si sta facendo per seguire Gesù. È come se il cuore avesse trovato un altro centro di interesse.

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LA MISSIONE

Ora è giusto che ci chiediamo: “Perché la prima opera di Cristo Gesù è stata quella di chiamare i suoi primi apostoli?”. La risposta è nell’ordine della missione. Cosa dovranno fare gli apostoli nel mondo dopo Cristo Gesù? Compiere la missione di Cristo Gesù. Non una missione diversa, bensì la stessa, in tutto uguale alla sua, senza alcuna modifica, o cambiamento. Gesù non è il Maestro che insegna come si compie la missione dicendo le sue regole, le parole da riferire, le opere da compiere. Egli insegna in modo diverso da ogni altro maestro della terra. Lui dice le parole e mostra le opere. Mostra come si dicono le parole e come si compiono le opere. Gesù insegna per “ostensione”. Gli Apostoli dovranno vedere ed ascoltare tutto da Gesù e questo fin dal primo istante della sua missione tra noi. Lo esige la verità e la completezza della loro futura missione. Questa metodologia di Gesù si rivela di grande insegnamento, di perenne ammaestramento per l’intera Chiesa. Nella Chiesa non si può demandare la preparazione alla futura missione a persone che non vivono di missione; a persone che non mostrano concretamente come la missione si compie, si realizza, si vive. Né si può pensare che la preparazione debba consistere in un ammaestramento solo dottrinale, fatto di principi e di idee sovente neanche corrispondenti alla sana verità del Vangelo. Gesù insegna per “visione”. Mostra ciò che si deve fare facendolo Lui stesso. Dice ciò che bisogna vivere, vivendolo Lui stesso. Non si insegna per sentito dire, né si ammaestra per apprendimento dai libri. La linea dell’insegnamento deve essere sempre diretta: Gesù – Apostolo. Apostolo – Ogni altro continuatore della missione di Gesù. La responsabilità ultima della formazione dei pescatori di uomini è sempre dell’Apostolo.

Don Francesco Cristofaro

In ascolto della Sua Voce – Catechesi di Don Francesco – 11 Gennaio 2021

In Ascolto della Sua Voce – Catechesi

Venite e vedrete – sul Vangelo della Domenica

 

INTRODUZIONE E PREGHIERA

Segno di Croce

Preghiera:: O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la Volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che vuole inculcarci. Rèndici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Ma soprattutto eleva il nostro sguardo, là dove egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostri Signore. Amen.

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

 

Lettura del Vangelo

Gv 1, 35-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa maestro – , dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro.

Approfondiamo

Dopo la festa del Battesimo del Signore, riprendiamo dal Tempo Ordinario e questa è precisamente la seconda domenica.

La liturgia della Parola di questa domenica ci mette dinanzi alla Chiamata del Signore. Nel Vangelo, lo abbiamo ascoltato c’è la chiamata dei primi due discepoli, Andrea e Giovanni. Uno dei due, Andrea, fratello di Simon Pietro. C’è anche la chiamata di Simone. Ma anche nella prima lettura troviamo la storia di una chiamata, quella di Samuele. (potete leggere 1Sam 3,3-10).

Se vogliamo, quest’oggi, per continuare la catena della chiamata, possiamo aggiungere una terza chiamata, la nostra: la mia, la tua, la tua, la vostra…

Certamente ogni chiamata è diversa perché è diversa la storia personale di ciascuno. Ma cosa c’è in comune a tutte le chiamate?

  1. Un incontro.
  2. Una chiamata.
  3. Una missione.

 

  • L’incontro con il Signore, con una sua Parola.
  • Da qui la chiamata. Il Signore ci chiama come siamo per farci diventare come vuole lui e ciò che Lui vuole.
  • La missione. Ogni chiamato ha una sua missione. Il cambiare il nome significava appunto morte alla vita di prima e rinascita alla nuova. Per farvi qualche esempio, Abram diventa Abramo, Sarai diventa Sara. Simone diventa Cefa, Pietro.

Procediamo con ordine:

  1. SAMUELE

1 Sam 3, 3-10. 19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: “Samuèle!” ed egli rispose: “Eccomi”, poi corse da Eli e gli disse: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Egli rispose: “Non ti ho chiamato, torna a dormire!”. Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: “Samuèle!”; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Ma quello rispose di nuovo: “Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!”. In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: “Samuèle!” per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: “Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta””. Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: “Samuéle, Samuéle!”. Samuèle rispose subito: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”.
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

Il giovane Samuele era a servizio del Signore alla presenza di Eli.

Una notizia storica. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.

Le vie di Dio sono sempre un mistero per noi. Sia che parli e sia che taccia è sempre un mistero.

Quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto. I suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. Eli è anziano e soffre con tutte le malattie dell’anziano.

3 La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.

Per tre volte Samule si sente chiamare. Non aveva mai sentito la voce del Signore. Se Samuele corre da Eli è perché ancora non sa come parla il Signore. Non conoscendo la voce del Signore, pensa sia quella di Eli.

9 Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».

Ecco che la terza volta, Eli invita il ragazzo a rispondere cosi. Chi lo chiama è il Signore. Chi deve rispondere è il servo del Signore. Il servo del Signore è pronto ad ascoltare il suo Signore. Dinanzi al Signore si è tutti servi e tutti devono essere pronti all’ascolto.

Questo è l’atteggiamento cardine, principale: Dinanzi al Signore dichiararsi sempre servo. Se restiamo in atteggiamento di servizio il Signore potrà sempre chiederci qualcosa perché sa che noi lo ascolteremo. Il problema nasce quando il Signore deve stare al nostro servizio. Proviamo a chiederci quante volte ci poniamo dinanzi ad atteggiamenti errati nei confronti del Signore? “Signore tu devi…”. “Signore fammi…”, “Signore dammi…”. “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare dite: siamo servi inutili.

Allora, proviamo a chiederci: quanto sono servo del Signore? Ma nel significato più bello.  Sapendo anche che il servo è amico del Signore: “non vi chiamo più servi ma amici”.

  1. La Chiamata dei primi due discepoli

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Giovanni Battista è ancora nei pressi di Betania con due dei suoi discepoli.

«fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». (Gv 1,29-31).

Quando lo disse ieri, cioè il giorno prima, aveva il significato di una vera rivelazione. Rileggiamo tutta la testimonianza:

Oggi per noi ha un altro altissimo significato. Il significato è questo: “Ecco l’Agnello di Dio”, “Lui dovete seguire”, “Lui è il vostro Redentore”, “Lui è il vostro Salvatore”, “Lui è il vostro Messia”, “Lui è il vostro Maestro”, “Lui è il vostro Tutto”. “Lasciate me. Seguite Lui”. Giovanni indica ai suoi due discepoli la “luce vera” perché la seguano.

In questo senso tutti dobbiamo essere Giovanni Battista, ovvero essere coloro che indicano Gesù come la Via. La Via non è nessuno di noi. Per darvi un’immagine, noi siamo “segnali stradali” che aiutano a trovare la strada giusta. Gesù è la strada giusta. Noi dobbiamo portare noi stessi e gli altri sulla giusta strada. Quante volte abbiamo detto o sentito dire: “attento, che ti porta su una cattiva strada”.

Anche qui posso chiedermi: sono un buon segnale per l’altro? Sono in grado di indicare a l’altro Cristo?

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?».

Giovanni il Battista aveva indicato e presentato loro Gesù come l’Agnello di Dio. L’Agnello di Dio diviene per loro il Maestro. Il Maestro ha una missione di formazione. Per essere formati dal Maestro lo si deve seguire.

Disse loro: «Venite e vedrete».

Loro vanno e vedono dove Cristo Gesù dimora. Vedono e rimangono con Lui per una intera giornata. L’Evangelista Giovanni annota anche l’ora: erano circa le quattro del pomeriggio. Certe ore sono importanti nella vita di una persona. Alle quattro del pomeriggio è cambiata la loro vita.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.

Quella visita non finisce in loro. In loro non si esaurisce. Sappiamo chi sono questi due primi discepoli di Gesù. Uno è lo stesso Evangelista Giovanni. L’altro è Andrea, fratello di Simon Pietro. Quella storia continua.

 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo

Lasciato per qualche ora Gesù, la prima persona che incontra Andrea è suo fratello Simone. A lui rivela la sua “scoperta”: Abbiamo trovato il Messia, il Cristo. Ecco un successivo passaggio.

Da Agnello di Dio a Maestro; da Maestro a Messia. Gesù è già per loro l’Agnello di Dio, il Maestro, il Messia. È questa la verità che Andrea comunica a Pietro. Glielo comunica come la sua verità, come la sua scoperta.

Ma Andrea non si ferma al solo dire, annunziare, rivelare, manifestare la sua scoperta, o il suo ritrovamento.

42e lo condusse da Gesù.

Andrea annuncia, ma conduce anche il fratello alla fonte della grazia. E noi? Quanto riusciamo ad essere persuasivi, a portare da Cristo.

Anche Simone Gesù chiama e gli cambia la vita

Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

  1. La nostra chiamata

Anche noi abbiamo ricevuto la nostra chiamata. Chi, come me a seguire il Signore nella via del sacerdozio, chi a servirlo nella via del matrimonio.

Ricordate la vostra chiamata? Il vostro incontro con il Signore? Come è stato? Cosa è successo? Cosa vi ha chiesto? Qual è la missione che lui mi ha affidato e mi vuole affidare?

Don Francesco Cristofaro | Facebook

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre – Catechesi (Testo e video)

Catechesi: “In Ascolto della sua voce”

4 Gennaio 2021

 

Preghiera

O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce.

Mostraci la Volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni.

Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che vuole inculcarci.

Rèndici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso.

Ma soprattutto eleva il nostro sguardo, là dove egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostri Signore. Amen.

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria al Padre

Lettura del testo

Vangelo

Mt 2, 1-12
Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele””.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Alcuni aspetti da sottolineare per la nostra meditazione.

 

  1. Un viaggio alla ricerca del Salvatore.
  2. Una ricerca nelle Scritture
  3. Una ricerca nei segni dei tempi
  4. La personale adesione.

 

 

Il primo versetto ci contestualizza storicamente la nascita di Gesù. Non è una favola. La nostra fede è anche storia. Possiamo ben dire: Tradizione, Scrittura, Magistero. Cammino di comprensione.

La fede è un dono ma è anche ricerca: è dono dall’alto ma è ricerca dal basso. È dono di Dio ma è ricerca dell’uomo. I magi non sappiamo chi sono. Sapienti provenienti dall’oriente e in quanto tale ricercatori, osservatori. In un segno riconoscono un messaggio preciso: un fatto di straordinaria grandezza. E’ nato un re, anzi è nato il re dei Giudei.

DOMANDA PER VOI. Abbiamo ricevuto in dono la fede. Cosa facciamo per custodirla e proteggerla? Cosa facciamo per vivificarla? Cosa facciamo per alimentarla.

Non basta nascere per restare in vita. Non basta dire io credo per avere fede. Succede che un terremoto che approda nella nostra vita ci porta a perdere la fede. Questo perché? O non era vera fede prima o non abbiamo fatto nulla per curarla, alimentarla.

ALTRA DOMANDA PER VOI: Quanta parola di Dio mangiamo ogni giorno? Quanta ne meditiamo, leggiamo? Quanti momenti riusciamo a ritrarre per la preghiera personale? È una preghiera senza distrazioni? Come viviamo la celebrazione della Santa Messa? Come ci accostiamo all’Eucarestia? Provate a dare un nuovo senso e valore a tutto questo e la vostra fede inizierà a risplendere.

LA FEDE E’ DONO MA ANCHE RICERCA. LA FEDE E’ REGALO MA IMPEGNO SACRIFICIO.

I Magi scrutano le Scritture e vedono il segno. Riconoscono la regalità e la divinità.

Anche i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo hanno le antiche profezie sul Messia. Erode non conosce le profezie e chiede. Gli rispondono citando il profeta Michea: A Betlemme di Giudea. E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda. Da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.

Gli scribi si limitano a citare la profezia. Non fanno alcun cenno al suo significato. Né d’altronde dicono al re chi è il messia e cosa viene a fare. A volte si ricopre un ufficio che si svolge alla perfezione come un copione ma non si aiuta a fare luce. Cosi mai potrà nascere la fede.

Loro non spiegano. Erode va in agitazione e mette in atto un piano malvagio, così malvagio da arrivare a far uccidere tutti i bambini baschi da due anni in giù.

  • Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.

Dal racconto appare chiaramente che la stella non sia un evento naturale, bensì soprannaturale. Appare e scompare. Appare prima di Gerusalemme, in Gerusalemme c’è la profezia, fuori di Gerusalemme nuovamente riappare. Ancora una volta Dio e l’uomo insieme nella ricerca di Dio.

  • Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.

La gioia è degli uomini liberi, umili, veri, sinceri, poveri in spirito, amanti del bene e ricercatori di esso. Il profeta Simeone c’è lo ha ricordato in questi giorni: Cristo Gesù fin dalla sua nascita è segno di contraddizione: porta gioia nei semplici e in quanti cercano Dio; genera turbamento in quanti si oppongono a Dio e al suo disegno divino di salvezza. I Magi sono semplici. Dio è con il Giusto, lo protegge, lo salva per il compimento della sua missione. Dove non arriva l’uomo, arriva il Signore, purché vi sia nell’uomo volontà ferma di ascoltarlo e di mettere in pratica la sua parola.

Il racconto dei Magi è Vangelo, buona Novella: Dio non fa preferenze di persone. Egli vuole che ogni uomo lo riconosca e lo adori.

Tuttavia i Magi non hanno le profezie; Dio parla loro attraverso i segni della natura (naturali o soprannaturali a Dio e alla sua divina sapienza la scelta delle modalità per parlare ai cuori.

E’ certezza: chi cerca il Signore, dal Signore è trovato, poiché il Signore si lascia trovare da quanti lo cercano con cuore libero e disponibile.

 

  • Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e pro­stratisi lo adorarono.

Nel gesto della prostrazione essi lo riconoscono come re. Nel gesto dell’adorazione come Dio. (Si ricordi che chi scrive è Matteo e Matteo è uomo di origine e di mentalità Ebraica).

  • Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

L’oro è per la regalità.  L’incenso è per la divinità.  La mirra è per la mortalità, l’amarezza, il dolore, la sofferenza. Nell’offerta di questi tre doni le profezia si ricompongono: Regalità e divinità, umanità e sofferenza, mortalità e immortalità, Dio e Uomo sono in questo BAMBINO CHE E’ NATO.

Come lo sono lo dirà la riflessione dogmatica della Chiesa (Nicea, Efeso, Calcedonia, Costantinopoli).

 

Cosa vorrei consegnarvi al termine di questa meditazione?

Tre principi, tre inviti.

  1. La fede è dono ma è anche ricerca, impegno, sacrificio. Date sempre cibo buono alla vostra fede. Siate insaziabili di Parola e desiderosi di conoscere il Signore. Solo restando con Lui si prende la sua forma.
  2. Siate piccoli e dal cuore umile che accoglie. Dio si manifesta ai piccoli.
  3. Non abbiate paura di dare. Non vi impoverite ma vi arricchirete. Chi a Dio dona da Dio sarà restituito, in tutto.