Novena Immacolata Concezione – sesto giorno – 4 Dicembre 2021

Novena Immacolata Concezione –

sesto giorno – 4 Dicembre 2021

 

Preghiera iniziale

Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti
venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato,
attraverso la Sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare.
Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena.
Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo
Gesù, sei tutta la mia speranza.
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, 

Ti supplico di farmi ottenere … (esporre la grazia richiesta)

Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima,

  fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen! 

Orazione del giorno
O Immacolata Concezione, insegnami a vivere tutti i momenti della mia vita alla
presenza di Dio e ad elevare i miei pensieri, il mio cuore e la mia anima al Padre, al
Figlio e allo Spirito Santo. Ti chiedo specialmente che Tu interceda con il Tuo potere e
con il Tuo amore materno per la Santa Chiesa, per il Santo Padre e per tutti i pastori.
Che tutti siano una cosa sola! Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal
Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di … (esporre la richiesta). Amen! 

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

Preghiera finale
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!
O Dio, che con l’Immacolata Concezione della Vergine, hai preparato al tuo Figlio una degna
dimora e, in previsione della morte di Lui, l’hai preservata da ogni macchia, concedi anche a noi,
per Sua intercessione, di giungere fino a Te, in purezza di spirito. Noi Te lo chiediamo per il
Nostro Signore Gesù Cristo. Così sia! 

 

Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino

Catechesi – Primo incontro. Sinodo: Chiesa in cammino (Video)

 

Marco 10,17-22

17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Domenica 10 ottobre Papa Francesco ha dato avvio all’apertura del Sinodo della Chiesa: Camminare insieme è il monito e l’esortazione per questo percorso. Facendo eco alle domande dell’uomo ricco che chiede a Gesù cosa fare per ereditare la vita eterna, riprende il papa l’atteggiamento di Gesù racchiudendolo in tre verbi che sono tre atteggiamenti sinodali: « Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi» (Papa Francesco, Omelia).

E allora, leggiamone insieme al Papa le interpretazioni di questi tre verbi.

Incontrare. Il Vangelo si apre narrando un incontro. Un uomo va incontro a Gesù, si inginocchia davanti a Lui, ponendogli una domanda decisiva: «Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?» (v. 17). «Una domanda così importante – sottolinea il Pontefice –  esige attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla sua inquietudine. Il Signore, infatti, non è distaccato, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui. È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita». (Omelia).

Quanto questo stesso atteggiamento di Gesù è anche il nostro? Quante domande e riflessioni potrebbero nascere soffermandoci a lungo su questo primo verbo? Abbiamo un po’ tutti bisogno di un trapianto di occhi e di cuore. Se ci lascia indifferenti una catastrofe, può forse commuoverci un fratello che ha bisogno di attenzione e ascolto? Se nelle nostre comunità abbiamo paura che l’altro ci rubi il primo posto perché noi ci reputiamo i migliori in tutto, come possiamo pensare che il fratello “pubblicano” che rimane timido all’ingresso del tempio possa avvicinarsi a noi? Non ci riteniamo troppo perfetti forse? Se abbiamo timore di ascoltare i nostri fedeli laici come potremo sperare di essere una chiesa sinodale? “Qui di fa come dico io” è espressione tipica di padre-padrone. Quando questa si sente da un pulpito, in una predica è un vero atteggiamento antisinodale, un fallimento. Le anime scappano perché non si incontrano con una chiesa che ascolta. Siamo più  “monsieur l’abbé che padre” dice Papa Francesco, quel padre che si ferma, dedica attenzione e tempo.

Ascoltare: significa dare tempo all’altro. Non avere fretta di rispondere, di dire ciò che sappiamo o abbiamo imparato. Dare tempo, dare spazio, fare silenzio. Questa capacità di ascolto, però è frutto di un altro ascolto, quello della Parola di Dio che deve riempiere il nostro cuore. Se sai stare alla presenza di Dio saprai stare anche alla presenza dei fratelli. Se riesci ad ascoltare il Signore che ti parla, sarai in grado di ascoltare i fratelli che bussano al tuo cuore. Mi pare che a volte ci sia l’atteggiamento di chi spegne la voce dello spirito piuttosto che darne ascolto. A tal proposito ha ribadito il Pontefice: «Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale». Ancora, afferma il Papa: «Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi». (Omelia).

Discernere: il discernimento può avvenire solo in seguito dei due primi atteggiamenti. Solo dopo l’incontro e l’ascolto puoi aiutare l’altro a comprendere e fare la scelta giusta. L’uomo che Gesù ha dinanzi a se è buono ma lui lo vuole condurre per vie più alte.

Ecco, allora, sapremo fare sinodo se saremo in grado di accogliere, ascoltare e aiutare a fare scelte alte, luminose, belle. Non si tratta di fare cose. Di quelle ne organizziamo tante e siamo impeccabili nei particolari. Si tratta di riscoprire l’amore, l’amore a Dio e ai fratelli, quell’amore capace di mettersi accanto all’altro e camminare insieme.

In ascolto della Sua Voce – Catechesi sul Vangelo della Domenica

Vangelo
  Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
 
 
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore

 

catechesi – in ascolto della Sua Voce – Sul Vangelo della Terza domenica del Tempo Ordinario

 

Catechesi – In ascolto della Sua Voce – Sul Vangelo della Terza Domenica del Tempo Ordinario

INTRODUZIONE E PREGHIERA

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

 

Domenica 24 Gennaio 2021 ricorre la domenica della Parola di Dio. È la Parola di Dio la lampada per il nostro cammino. La Parola deve essere per noi nutrimento quotidiano.

Vi chiedo fin da subito:

  1. Leggo e medito ogni giorno la Parola del Signore?
  2. Il Vangelo orienta la mia vita?
  3. Nelle scelte quotidiane quanto mi faccio orientare, guidare, condizionare dal Vangelo di Gesù?

Queste tre domande teniamole fisse per la nostra meditazione personale.

Se volessimo dare una tematica alla liturgia della Parola di questa III Domenica del Tempo Ordinario, possiamo parlare di CONVERSIONE E CHIAMATA e alla fine possiamo parlare anche di MISSIONE.

 

Leggiamo il Vangelo.

Vangelo

Mc 1, 14-20
Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

COMMENTO

 

Abbiamo detto: conversione e chiamata. Come inizia il Vangelo? Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il tema della conversione è presente in tutte le altre letture

Prima Lettura – Gio 3, 1-5. 10

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

 

Anche il Salmo Responsoriale 24 sottolinea questo desiderio di camminare nelle vie del Signore.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

 

E San Paolo nella Seconda lettura ci esorta a vivere come se in qualsiasi momento dovesse giungere l’incontro con il Signore.

1 Cor 7, 29-31

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Gesù inizia la sua missione invitando alla conversione. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. È compiuto il tempo dell’attesa. È compiuto il tempo delle profezie. È compiuto il tempo delle promesse. È compiuto il tempo degli oracoli di Dio. È compiuta ogni parola dell’Antico Testamento sul Messia che deve venire. Tutto l’Antico testamento è come se si inchinasse dinanzi a Cristo Gesù per testimoniare che il suo tempo è finito. Il Vangelo è la chiave e la porta per entrare nel regno di Dio.

Cosa significa conversione? Cambiare verso, cambiare rotta, cambiare strada.

Secondo tema della liturgia della Terza domenica del Tempo Ordinario è la chiamata. Il Vangelo ci propone la chiamata dei primi quattro discepoli.

16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.

Gesù ha appena iniziato la sua missione. Ha appena invitato alla conversione e alla fede al Vangelo. Qual è la sua prima azione che compie in mezzo a noi? È quella di chiamare coloro che domani dovranno continuare nel mondo la sua stessa missione per tutti i secoli e fino agli estremi confini della terra. Tutto inizia in Galilea lungo il suo mare. Gesù passa e vede due fratelli: Simone e Andrea mentre gettavano le reti in mare. Andrea e Simone erano pescatori. Erano persone navigate nel loro mestiere, esperti, capaci, conoscitori del mare. Erano persone di esperienza. Vivevano di lavoro e per il lavoro. Nel loro campo erano veri maestri.

(Clicca sulla foto per contattare la segreteria parrocchiale per le Sante Messe)

17Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Gesù chiama Simone e Andrea. Li chiama a seguirlo. Lui farà di loro dei pescatori di uomini. Non sono loro che diventeranno pescatori di uomini. È Gesù che li farà diventare. Da questo istante Gesù insegnerà loro come si prendono uomini nella rete del regno. Questo è il segreto. Non siamo noi a fare. È Qualcun Altro che ci fa. Ci plasma, ci modella, ci forma. È un lavoro tutto nuovo, totalmente differente, diverso da quello svolto finora. Loro però dovranno mettere la stessa perizia, il medesimo impegno, lo stesso zelo, la cura e la sollecitudine, l’amore e la solerzia messi nel pescare pesci. Cambia il lavoro, non deve però cambiare il cuore. Cambia il mestiere, non deve però cambiare l’ardore. Simone ed Andrea non sono gente semplice, come sovente si insegna e si dice. Sono persone provate dal duro lavoro della pesca. Loro conoscono la vita e le sue difficoltà. Sanno affrontare rischi e pericoli. Non sono uomini che vivono nell’ozio, sfaticati, girovaghi, frequentatori delle piazze da mattina a sera. Non sono uomini allevati nel vizio e nelle mollezze, nelle fantasticherie e fuori di ogni realtà. Loro conoscono il peso della fatica. Sanno quanto vale una nottata senza dormire. Gesù sceglie uomini temprati dal duro e faticoso lavoro.

18E subito, lasciate le reti, lo seguirono.

Simone e Andrea non se lo lasciano ripetere due volte. Appena il suono delle parole di Gesù è giunto ai loro orecchi, lasciano subito le reti e lo seguono. È questa la potenza della grazia divina: si segue Cristo Gesù, anche se ancora si conosce poco o niente di Lui. Non necessariamente la grazia agisce sempre attraverso l’intelligenza, la razionalità, la conoscenza. Sovente essa agisce invece attraverso il cuore. Gesù attrae e loro si lasciano attrarre. Gesù seduce e loro si lasciano sedurre. Gesù conquista il loro cuore e loro se lo lasciano conquistare. Il mistero della grazia non cade mai sotto la nostra intelligenza e sapienza. Esso va ben oltre la nostra umanità. Possiamo parlare in questo caso di vera attrazione, vera seduzione. Dio seduceva i suoi profeti, Gesù seduce i suoi apostoli. La seduzione deve intendersi nel senso più santo, più casto, più puro. Ecco cosa il profeta Geremia dice di sé stesso per rapporto a Dio: 7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso.

19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Anche loro chiama Gesù ed anche loro lasciano tutto e lo seguono.

Giacomo e Giovanni sono con il padre e i garzoni e lasciano reti, padre e garzoni. Si lascia tutto ciò che si sta facendo e con chi lo si sta facendo per seguire Gesù. È come se il cuore avesse trovato un altro centro di interesse.

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LA MISSIONE

Ora è giusto che ci chiediamo: “Perché la prima opera di Cristo Gesù è stata quella di chiamare i suoi primi apostoli?”. La risposta è nell’ordine della missione. Cosa dovranno fare gli apostoli nel mondo dopo Cristo Gesù? Compiere la missione di Cristo Gesù. Non una missione diversa, bensì la stessa, in tutto uguale alla sua, senza alcuna modifica, o cambiamento. Gesù non è il Maestro che insegna come si compie la missione dicendo le sue regole, le parole da riferire, le opere da compiere. Egli insegna in modo diverso da ogni altro maestro della terra. Lui dice le parole e mostra le opere. Mostra come si dicono le parole e come si compiono le opere. Gesù insegna per “ostensione”. Gli Apostoli dovranno vedere ed ascoltare tutto da Gesù e questo fin dal primo istante della sua missione tra noi. Lo esige la verità e la completezza della loro futura missione. Questa metodologia di Gesù si rivela di grande insegnamento, di perenne ammaestramento per l’intera Chiesa. Nella Chiesa non si può demandare la preparazione alla futura missione a persone che non vivono di missione; a persone che non mostrano concretamente come la missione si compie, si realizza, si vive. Né si può pensare che la preparazione debba consistere in un ammaestramento solo dottrinale, fatto di principi e di idee sovente neanche corrispondenti alla sana verità del Vangelo. Gesù insegna per “visione”. Mostra ciò che si deve fare facendolo Lui stesso. Dice ciò che bisogna vivere, vivendolo Lui stesso. Non si insegna per sentito dire, né si ammaestra per apprendimento dai libri. La linea dell’insegnamento deve essere sempre diretta: Gesù – Apostolo. Apostolo – Ogni altro continuatore della missione di Gesù. La responsabilità ultima della formazione dei pescatori di uomini è sempre dell’Apostolo.

Don Francesco Cristofaro