Il sussurro di una brezza leggera

«Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?». […]
(1 Re 19,11-15).

Il racconto

«Sono stanco di lottare – disse il giovane monaco nella sua preghiera colma di amarezza – più ti cerco e più tu, Signore ti nascondi da me. Perché? Da ogni parte sono attaccato, ferito in una estenuante battaglia. Fragili sono ormai diventate le mie forze. Arido è il mio cuore. Una grande arsura è in me. Acqua chiedo, veleno di morte bevo. Sono stanco Signore. Io mi fermo qui. Lasciami andare. No, non mi guardare Signore. Brutto io sono, sporco è il mio cuore. Hai fallito con me Signore». E così seduto sotto quella grande quercia, con la testa abbassata andava ripetendo le stesse parole.

Un brezza leggera mosse le foglie. Un suono melodioso. Il monaco alzò la testa e riuscì a notare i colori e la luce dei raggi del sole entrare tra i rami e le foglie. Lacrime bagnarono il suo viso.

Desiderava da tanto tempo piangere. Ora le lacrime scendevano liberamente senza fermarsi. Un pianto di chi aveva perduto la pace e il suo amato.

Percepì nel suo cuore una voce: “sono io che ho scelto te e non tu hai scelto me, ma tu ancora non ti fidi di me”. «Certo mio Signore che mi fido di te. Io non sono nessuno senza di te Signore, ma lui mi combatte, mi schiaccia, vince».

“Tu non appartieni a lui, tu appartieni a me. Sono io che curo le tue ferite dopo la battaglia. Sono io che ti stringo al mio cuore. Sono io che ancora ho fiducia in te.  Sono io che ti do la vita. Alzati. Riprendi il tuo cammino”. E il monaco si alzò e riprese a camminare.

E’ questa la battaglia: una lotta estenuante tra bene e il male, tra la verità e falsità, il buio e la luce. San Paolo stesso diceva: “io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rom 7,19) e quando chiese al Signore di essere liberato dalla spina nella carne, si sentì dire: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9). E cosi Paolo poté dire: “ Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo”. Un monaco, un prete, un fedele mai devono abbandonare la preghiera. Chi prega è forte nella battaglia e sempre deve ricordarsi che più si è vicini a Dio più si è sedotti dal maligno. Una cosa non bisogna mai dimenticare: le sole forze umane non bastano. Hai scelto un cammino difficile ma il premio finale è grande. Abbandona il desiderio di mollare. Confida nel Signore. Confida al Signore ogni cosa. Non aprire il cuore a tutti. Non comprenderebbero. Il Signore sa ascoltare. Il Signore ti ha già ascoltato.

Don Francesco Cristofaro

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